Hyundai i40 Wagon: divertente e sicura nella nostra prova

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Hyundai_i40_Style_Wagon_prova_15Testo e foto di Lorenzo Motta

Una coreana sexy come una tedesca, ma molto meno esigente: si trova in Casa Hyundai e si chiama i40. È disponibile sia berlina, sia nella versione station wagon. Prevede tre allestimenti, Classic, Comfort, Business, più un quarto, che è quello sorprendente, al punto da dimostrare che quest’auto non ha nulla da invidiare alle tedesche, a fronte di un prezzo inferiore: è la versione Style. Costa 33.900 euro e offre un motore quattro cilindri diesel da 1,7 litri, a iniezione common rail (CDRI), con una potenza di 136 Cv, a 4.000 giri, una coppia di 320 Nm fra 2.000 e 2.500 giri, omologato euro 5. Abbinato a interni in pelle, regolazione dei sedili elettrica, inserti effetto alluminio satinato e pedaliera in alluminio per un richiamo alla sportività, che si ritrova anche nei comandi del cambio automatico/sequenziale con i paddle al volante. Altre caratteristiche evidenti sono i grandi cerchi in lega da 18 pollici, con pneumatici da 225/45 con la spalla ribassata, un assetto che riduce di molto la luce da terra, per incollare l’auto al terreno, e una linea molto affilata, per sottolineare che la coreana è porta a fare sport, come vedremo dalle impressioni di guida.

Prima di tutto, ti siedi al posto di guida e hai una sensazione di piacere generale, perché la selleria è notevole, gli accoppiamenti delle plastiche sono ben fatti e la visione d’insieme rende l’idea di comfort, che poi si ritrova alla prova dei fatti. L’operazione iniziale da fare è cucirsi il sedile su misura, ma grazie alle numerose regolazioni offerte dal movimento elettrico non richiede molto tempo e risulta piuttosto semplice. Sulla portiera del guidatore un tasto consente di memorizzare due diverse posizioni reimpostate, in modo tale che, per esempio, un passaggio da marito a moglie possa risultare piuttosto agevole, oppure nel caso si debba lasciare l’auto a un figlio. Una volta regolati seduta e altezza del volante, l’ergonomia di guida risulta piuttosto comoda: le gambe sono all’altezza giusta, perché il sedile, pur prevedendo un’impostazione sportiva, non è troppo incollato al terreno e non obbliga a tenere le gambe allungate e distese, le braccia riescono facilmente a posizionarsi in modo tale da consentire la piega degli avambracci per garantire un migliore controllo della sterzata, le mani trovano posto comodamente sul volante rivestito in pelle morbida, grazie alle anse per i pollici ben disegnate, e il tutto si traduce in una sensazione di naturalezza, che non affatica mai, anche quando si decide di concentrarsi in una guida più impegnativa.

Hyundai_i40_Style_Wagon_prova_01Il motore si avvia schiacciando il pulsante collocato sotto al quadro strumenti, perché il sistema è di tipo keyless: non serve inserire la chiave di avvio, basta tenerla con sé, in tasca o in una borsa e la i40 la rileva. Per aprire l’auto, si può utilizzare il pulsante sulla maniglia della portiera del guidatore e quindi non serve nemmeno prendere il portachiavi e schiacciare il classico bottone apriporte. Lo stesso vale per la chiusura. Come soluzione è veramente pratica. È tecnologico anche il portellone del bagagliaio, che si apre e si chiude elettricamente, azionato dal tasto sulla chiave elettronica, oppure dai pulsanti di apertura collocati a sinistra del volante e direttamente nel baule posteriore.

È un motore silenzioso e abbastanza reattivo, che prevede tre modalità di guida: eco, per risparmiare sul consumo del carburante, normale, e sport, programmazione quest’ultima che si attiva schiacciando l’omonimo tasto posizionato in basso, sulla consolle centrale.

In un centinaio di chilometri di guida urbana, la i40 è sempre risultata pratica e mai affaticante, grazie anche al buon funzionamento del cambio automatico. Nella modalità ecologica, che si inserisce automaticamente se il guidatore non prende nessuna iniziativa nel disinserirla o nell’attivare quella sportiva, si avverte solo una lieve mancanza di tiro del motore ai bassi regimi. Nelle partenze da fermo, occorre un momento prima di vincere l’inerzia. Soprattutto quando piove. Ma non è un problema. La Hyundai è un auto che non penalizza la guida sportiva, però è concepita più per essere destinata a viaggiare comodi e con un certo stile in fatto di eleganza, piuttosto che per massimizzare le prestazioni. E poi questa sensazione si può eliminare, disattivando il controllo elettronico antipattinamento (ESP), che interviene tagliando la potenza e adeguando la coppia trasmessa dal motore alle ruote anteriori della trazione, ma, in certi casi, risulta un po’ più invasivo del desiderato. Si ha la stessa sensazione facendo delle brusche svolte o addirittura delle inversioni a U, forse per il fatto che l’ESP, rilevando lo slittamento delle ruote, innesca la frenata assistita, attraverso l’EBD (Electronic Brake-force Distribution), integrato nel sistema. Ma anche senza rinunciare al controllo di stabilità, si può ottenere un motore più reattivo ai bassi regimi: basta disinserire la modalità di guida ecologica e procedere normalmente. La differenza si sente subito, con le prestazioni che diventano più brillanti. Si può anche passare dal cambio automatico a quello sequenziale, per notare da subito una miglioria nella curva di erogazione della potenza, anche se in città risulta davvero uno spreco.

Hyundai_i40_Style_Wagon_prova_09Nell’extraurbano, la Hyundai i40 Wagon è divertente da guidare: invita a schiacciare il tasto sport, a sfruttare tutto il buon tiro del motore e a giocare con le marce, innestandole e scalandole con le palette al volante del cambio sequenziale: quella di destra aumenta il rapporto, mentre quella di sinistra lo riduce. Purtroppo, agli alti regimi, quando si procede a un’andatura un po’ più spedita, ci si accorge che la spaziatura fra le marce non è molto ampia: non si possono tirare, perché la cambiata è molto veloce. Infatti, se non interviene il guidatore, è la centralina a cambiare marcia e lo fa in modo repentino. Prima però, lo strumento che indica la marcia inserita e si trova all’interno del contagiri nel cruscotto suggerisce che è meglio aumentare o scalare il rapporto. Comunque sia, senza andare a cercare il pelo nell’uovo, ci si può divertire, viaggiando sempre sicuri.

Nelle strade a scorrimento veloce o in autostrada, la coreana offre il meglio di sé, raccontando che è nata per viaggiare e non disprezza lo sport. Consente di schiacciare tranquilli il pedale dell’acceleratore e godersi la guida più impegnata, intervenendo frequentemente con i paddle, che si possono gestire facilmente, essendo solidali al volante e quindi sempre a portata di mano. Non raggiunge una velocità massima strepitosa: arriva mal volentieri a 190 km/h, proprio come dichiara la Casa costruttrice. Tuttavia, se si vuole guidare con brio, senza tirare il collo al motore, la i40 si rivela un’auto perfetta. Inoltre, grazie all’efficienza dei sistemi di controllo elettronico, come l’ESP, appunto, perdona senza problemi anche gli errori. Premesso che lo sterzo è di una precisione a dir poco chirurgica, se si affrontano delle curve impegnative a una velocità troppo elevata il controllo di stabilità fa il suo dovere, quasi senza che il guidatore se ne accorga, mantenendo l’auto in traiettoria. Fenomeni di rollio e beccheggio sono quasi assenti, se non, come detto, quando si esagera con la velocità, ma non arrivano mai a essere fastidiosi, perché l’intervento dell’ESP è così immediato che l’auto si scompone solo minimamente. Se, invece, non si esalta il concetto di guida sportiva, le variazioni di assetto sono impercettibili.

Per mettere la i40 a dura prova, l’abbiamo fatta viaggiare su alcune delle strade e dei passi panoramici più noti del Nord Italia. Siamo andati in Valtellina, guidando da Milano a Sondrio e costeggiando il tratto del ramo del Lago di Como che si trova tra Lecco e Colico. Quindi abbiamo raggiunto Tirano, sulla SS38, e da lì abbiamo imboccato il passo del Bernina, superando Poschiavo, Pontresina e raggiungendo St.Mortiz. Dalla nota località sciistica siamo scesi nuovamente verso Milano, seguendo le strade panoramiche del Passo del Maloja, che porta sino a Chiavenna, paese da cui prendono il nome la Valchiavenna e la locale uva Nebbiolo utilizzata per le famose coltivazioni vitivinicole della zona: la chiavennasca, che si ritrova nei DOCG Valtellina superiore e Sforzato (o Sfursat). Per tutta la durata del viaggio la station wagon si è rivelata sempre piacevole, ben prestante e mai in difficoltà, soprattutto nelle pendenze più elevate e nei tornati più impegnativi da affrontare. La possibile presenza di ghiaccio inizia a essere segnalata a 4° centigradi e quando lo si trova sulla strada non sembra disturbare troppo la bella coreana, che non si cura di lui e passa. Certo, occorre fare attenzione alle ruote che hanno la spalla molto bassa: o avete montato pneumatici invernali e allora non ci sono problemi, oppure, anche in un semplice parcheggio, restano facilmente piantate nella neve ghiacciata. Ma basta evitare di andarsele a cercare. Anche fra i tornati lo sterzo è morbido e preciso.

La frenata assume caratteristiche diverse a seconda delle condizioni di guida. Alle basse velocità è progressiva: schiacciando piano il pedale, si ottiene un rallentamento graduale, mentre premendolo forte e a fondo si ottiene un arresto brusco. Quando la velocità è elevata, invece, la risposta diventa più spugnosa: bisogna premere con forza sul pedale per ottenere una decelerazione potente. Nella guida sui passi montani, che è una via di mezzo fra tratti veloci e tornanti, anche in presenza di strade sporche, è risultata sempre pronta e adeguata, trasmettendo al guidatore una buona sensazione di sicurezza.

Hyundai_i40_Style_Wagon_prova_21In totale, con un pieno abbiamo percorso quasi 700 km, con l’indicatore dei consumi istantanei che mostrava una richiesta di carburante compresa tra un minimo di 9,2 litri/100 km e un massimo di 11,2 litri/100 km.

Nel complesso, abbiamo trovato qualcosa di migliorabile, ma si tratta proprio di dettagli. Prima di tutto, il quattro cilindri è eccellente fra la terza e la quinta marcia, fascia in cui si avverte la trasmissione della coppia e si riescono a sfruttare bene le cambiate, anche per giocare con il freno motore, ma penalizza un po’ il passaggio alla sesta marcia, che non risulta essere un overdrive come ci si aspetterebbe. Sembra poco differente dalla quinta. Poi, in un’auto così ben curata negli interni, stona lievemente qualche dettaglio come alcuni tasti sulla plancia con finiture spigolose che potevano essere più curate, la plastica rivestita in gomma goffrata, che poteva essere una bella pelle morbida come quella delle sellerie, la plastica del vano sotto il bracciolo centrale, a lato del guidatore, anch’essa rivedibile con un po’ più di cura. Per effetto della linea sportiva i montanti del parabrezza sono molto obliqui e limitano lievemente la visibilità laterale. Stesso problema per il lunotto posteriore che piccolo. Ma sono veramente particolari a cui si fa attenzione se proprio li si va a cercare, altrimenti è molto più facile che l’attenzione di chi acquista un’auto del genere cada sui tanti contenuti e le molteplici tecnologie che può offrire, inclusi anche il segnalatore di salto di corsia attivabile dal volante, così come i comandi del vivavoce per il telefono e la radio, e l’assistenza al parcheggio, con videocamera posteriore che inquadra strada e passanti, visualizzandoli nel display dell’infotainment collocato nella plancia, oltre a calcolare se potete entrare in un posto oppure no, eventualmente assistendovi nella manovra se lo impostate per farlo. Cosa volete più di così per 33.900 euro?

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